Immaginario collettivo, impegno sociale e cultura

Quest'oggi mi è capitato di sentire una persona che riferendosi ad un servizio del telegiornale regionale diceva "Dobbiamo impegnarci nel sociale, è importante per la città!". Ammetto che cosi sembra una cosa molto bella, ma il tono che ha usato era quello tipico che riserva a tutte quelle cose su cui vuole essere sarcastico. Sorvolando le ovvie critiche che potrebbero essere fatte sulla presenza nella stessa frase di "Impegno sociale" e "sarcasmo", mi sono invece soffermata su cosa richiami alla mente della maggior parte delle persone, l'impegnarsi nel sociale: ed ecco allora manifestarsi alla nostra coscienza immagini legate a medici senza frontiere, che armati delle migliori intenzioni ( e con un portafoglio molto più piccolo di un primario comodamente seduto alla scrivani) affrontano emergenze sanitarie; o ancora volontari che servono da mangiare a poveri, senza tetto, giovani a rischio o anche sacerdoti e uomini di chiesa che ci vengono presentati da pubblicità e slogan che invitano a donare soldi. Quindi c'è impegno sociale, solo da parte di chi si prodiga in caso di emergenza? Non esiste una sorta di prevenzione?

Io penso che l'impegno sociale si possa manifestare anche nell'organizzazione di spazi condivisi di sostegno alla cultura, che si scolleghino dalle emergenze, e si ancorino invece a situazioni quotidiane in cui, anche lo scambio di un libro ( segnalo a tal proposito, questa splendida iniziativa culturale catanese), un dibattito sul film appena uscito, festival di artisti di strada o anche flash mob, piantino nelle coscienze un semino, che magari avrà un impatto molto più lento, di quello che potrebbe ottenere l'essere impegnati ogni giorno con la Caritas, ma possano apportare delle modifiche importante nel nostro modo di guardare a gli altri. Non serve sempre mostrare il lato più brutto e tragico del mondo, per scuotere le coscienze e sensibilizzarci, a volte basta anche un gesto quotidiano, che non sarà d'effetto come le immagini delle emergenze, ma sicuramente, renderebbe meno angosciante il nostro presente.

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