2° recensione : Oceano mare

Ecco qui la secondo recensione , perché oggi avevo solo voglia di alzare la musica a palla e perdermi nelle trame di questo straordinario libro

Titolo: Oceano Mare
Autore: Alessandro Baricco
Anno di pubblicazione: 1993

Cominciamo dal presupposto che io sono di quella cerchia di persone che reputa Baricco, uno scrittore; e secondariamente ( ma per me il motivo principale) il titolo ha influito in maniera indiscussa sulla lettura di questo libro. Come fai a parlare del mare, senza scivolare in quelle consuetudini da cartolina della vacanze, con tanto di palma e tramonto? Puoi davvero spiegare come l'intero oceano sia racchiuso in quella piccolissima goccia d'acqua che rimane per pochi istanti sulla sabbia, prima di scomparire, mentre la risacca torna a riunirsi con l'infinito spazio salato?
Che poi il mare ha davvero una fine?
Se lo chiede uno dei personaggi del libro, mentre stringe amicizia con un pittore che per catturare la vera essenza del mare, dipinge solo con acqua salata; alla fine del romanzo, non si riesce a distingue se quest'acqua salata sia semplice mare, o l'insieme di lacrime, dolore, vita e morte, che uniscono tutti gli strampalati personaggi che popolano la locanda Almayer, docile e addormentata sulla riva del grande Oceano Mare, in attesa delle storie di chi cerca di tornare alla vita, cerca vendetta, aspetta la donna della sua vita o si rifugia per sfuggire ad un tradimento.

L'ho riletto due volte, ed ho trovato dei particolari sempre nuovi, sottigliezze che a prima vista non riesci a cogliere: il mare che per chi lo guarda da lontano odora di calma, dolcezza e risposo, per chi invece si perde nel suo ventre, diventa una gabbia da cui si esce cambiati, stravolti. Vivi, si, ma persi per sempre

In questo libro poi ci sono anche dei bambini. Non è subito chiara la loro funzione, quella vera. Sembrano dei piccoli folletti messi dall'autore per fa sorridere chi legge, fargli ricordare che spesso bisogna guardare il mondo con occhi semplici. Ma i bambini in questo libro, hanno anche un altro compito, oltre a quello di aiutare a capire e a sognare: diventano infatti, angeli custodi, che corrono in nostro aiuto quando ci sentiamo persi, ridicoli nelle nostre disperazioni, troppo occupati a cercare "I limiti" per vivere il presente. Ed ecco allora che basta correre sulla sabbia, senza un vero motivo, verso il mare, di notte, anche quando infuria la tempesta, per sentirsi liberi e vivi. Non bisogna mia dimenticare i nostri sogni, scegliere la nostra strada e perseguirla, ma bisogna anche essere pronti a vivere il presente, senza paura, con la serenità di adattarci anche nella tempesta. 


"E come glielo dici ad una donna cosi, che tu vorresti salvarti ma ancora di più salvare lei e salvare lei con te e non fare altro che salvarla e salvarti, tutta una vita, Ma non si può ognuno ha il suo viaggio da fare e tra le braccia di una donna si finisce a fare viaggi contorti...[...]"

La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero e la quarta è la notte che viene, nubi sulla luce della luna, buoi orrendo, solamente rumori, cioè urla e lamenti e preghiere e bestemmie, e il mare che si alza e incomincia a spazzare da ogni parte quel groviglio di corpi - non c'è che tenersi a quel che si può, una corda, le travi, il braccio di qualcuno, tutta la notte, dentro l'acqua, sotto l'acqua, ci fosse una luce, una luce qualsiasi, è eterno questo buio e insopportabile il lamento che accompagna ogni istante - ma un attimo, ricordo, sotto lo schiaffo di un'onda improvvisa, muro d'acqua, ricordo, improvviso, il silenzio, un silenzio agghiacciante, un istante, e io che urlo, e che urlo, e che urlo"

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