La vita di Desdemona

Mi sono resa conto che senza dare l'idea di chi fosse il personaggio di cui parlo, molti punti non sarebbe potuti essere chiari a chi legge e non conosce il gioco per cui questo personaggio è stato creato, quindi ho pensato di inserire il racconto della vita di Desdemona Von Cerberus

Prima parte:
" Non ricordo molto della mia infanzia; papà dice che la mamma è morta poco dopo la mia nascita, perché l'inverno quell'anno era stato troppo freddo per la sua salute, cosi l'Abisso l'ha reclamata impedendomi di conoscerla. Quando mi viene raccontato di lei, un sottile profumo di viola avvolge i miei sensi; sono certa che erano i suoi fiori preferito, e lei era tanto bella. 
La balia che mi ha cresciuto ne parla come una donna intelligente, allegra, ma molto debole fisicamente, ciò nonostante voleva una famiglia numerosa, per non lasciare mai la casa vuota. Alla fine è stata lei a lasciarla per prima; come Frenzen, anche di lui ricordo poco: era un omaccione da gli occhi chiari, i capelli lunghi e biondi, ma goffo quando si trattava di giocare con me, forse aveva paura che anche io fossi delicata come la mamma. 
Ricordo bene la mattina che lui e Erik partirono per la guerra, perché Frenzen mi strinse a sé come se fossi una piccola bambola, e mi regalò un campanello, dicendomi che ogni volta che lo avrei fatto suonare qualcuno sarebbe venuto ad aiutarmi, se lui fosse stato troppo lontano per correre da me. Non tornò più, ma a quell'epoca ero cosi piccola che non capiì come mai torno solo Erik, ed il suono del campanello non faceva più correre mio fratello come una volta. 
Passarono giorni, i mesi e gli anni, smisi di far risuonare il ciondolo, anche perchè non posso certo dire di essere stata sola, con papà ed Erik che mi rimepivano di attenzioni e la zia Erika che veniva a casa nostra quasi ogni giorno, insieme a Victor, Marcus e Ludwig. Credo che fu allora che mi innamorai di Victor, quando la sua presenza in casa divenne cosi assidua che la sua assenza mi faceva essere triste fino al giorno successivo. Cosi quando papà decise di lasciare la casa dove abitavamo per spostarsi, chiesi alla zia di venire con noi, non volevo lasciare anche lei, che consideravo la mia seconda madre.
O forse non volevo abbandonare quel ragazzino sempre sporco di polvere, le mani arrossate e i capelli biondi arruffati.
Ci spostammo tutti. Sallar era una città bellissima, più calda di quello che mi potessi aspettare, ma ci volle poco per abituarsi; per non farmi sentire la nostalgia di casa, papà decise di farmi un bellissimo regalo: una ragazzina dalla pelle scura, gli occhi verdi, poco più piccola di me divenne la mia dama di compagnia. Io preferisco considerarla mia compagna di giochi. Zara, si mi era simpatica, almeno finché non entrammo in silenzioso conflitto per qualcosa che amavamo entrambe: lo stesso bambino arruffato, che ormai stava diventando un bellissimo ragazzo. Nessuno sapeva di questo mio sentimento, nessuno tranne Ludwigh. Sapevo di potermi fidare di lui, perché da quando ho memoria ha sempre avuto una propensione all'ascolto, alla comprensione, anche se non bisognava farlo arrabbiare, o per farlo quietare passavano ore e ore. 

Anche la zia si era accorta che guardavo Victor con occhi diversi, ed un giorno mi regalò un bellissimo abito bianco ed azzurro, di raso ed organza; mi acconciò i capelli con dei fiori di campo e disse che bella com'ero potevo avere qualsiasi cosa desiderasse il mio cuore. Decisi di dichiararmi a Victor, mi sentivo forte e bellissima; ero certa che anche la mamma sarebbe stata fiera di me; ma le cose non sempre vanno come vorremmo. Trovai Victor nel giardino vicino casa, ma non era solo: Zara era seduta vicino a lui.

Stavano abbracciati. Io mi nascosi dietro una siepe e li spia, fino a quando non li vidi baciare. Sembravano cosi felici ed innamorati, io invece mi sentivo cosi stupida e corsi via, in lacrime. Non se si accorsero della mia fuga, ne me ne importava; la prima delusione d'amore fa male, quasi quanto un colpo di piatto di una spada sul braccio. Mi rifugiai in camera e quasi strappai il vestito per levarmelo di dosso, nascondo quello che restava sotto il letto. Ludwigh fu il primo a trovarmi, ma avevo smesso di piangere, non avevo mai pianto davanti a nessuno, e credo che da quel momento, non riusciì più a farlo. Lui cercò in tutti i modi di rallegrarmi, di distrarmi, dicendo che suo fratello era uno stupido, che non avrebbe mai trovato una ragazza come me, che non dovevo lasciarmi abbattere; in fine provò a sfidarmi: ogni Von Cerberus che si fregiava di quel titolo doveva saper maneggiare una spada, chi non sapeva farlo non era degno della famiglia, quindi quella stupida ragazzina di Bazar non avrebbe mai potuto competere con me. 

Combattemmo per quasi due ore, alla fine esausta, per la rabbia, la stanchezza e i dolori alle ossa, mi addormentai tra le braccia di Ludwig. Quella notte ripensai alle parole di mio cugino e decisi che se volevo stare vicino a Victor avrei dovuto seguire la sua stessa strada: l'addestramento militare, la battaglia, la guerra. Non era una prospettiva molto indicata per una ragazza, nessuna della mia famiglia aveva mai fatto quella scelta. "

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